Come tutte le mattine la signora Celsia, madre di Maurizio Genetti detto Genio, operaio n. 1074, reparto bulloni, addetto lucidatura viti, alla “Bulloneria Friulana Spa” di Gemona, (I° episodio qui – II° episodio qui) salì le scale, si tappò il naso con un fazzoletto per evitare le esalazioni di Merlot entrando nella stanza del figlio, e, non avendolo sentito rincasare quella notte, impugnò il battipanni, immaginandoselo, ancora abbozzolato nelle lenzuola, con il volto pallido ed emaciato nascosto a malapena da una chioma spelacchiata.
Spalancò la porta della camera da letto, gridando con voce fastidiosa: <<Genio, tu ses ancora imbriago? io non ti hai sentit tornar stanotte, tu mi farà morir, tu ses già tardi, tu devi timbrà il cartee>>, ma una scia chimica di Acqua di Jo, – profumo che Maurizio riceveva ogni Natale in omaggio, con l’acquisto di 50,00 euro in gadget per la sua Alfa 75, dai cinesi di via Cjarnescule – le bloccò il respiro, con la vista offuscata riuscì ad intravedere solo una una chioma lucida e vaporosa svolazzare leggiadra per la stanza.
<<Genio, tu ses fur! Se fas tu con quei ciavei cotonadi, tu ses diventà fenolo?>>