MAURIZIO GENETTI ALLA CONQUISTA DELLA ROMAGNA

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Come tutte le mattine la signora Celsia, madre di Maurizio Genetti detto Genio, operaio n. 1074, reparto bulloni, addetto lucidatura viti, alla “Bulloneria Friulana Spa” di Gemona, (I° episodio quiII° episodio qui) salì le scale, si tappò il naso con un fazzoletto per evitare le esalazioni di Merlot entrando nella stanza del figlio, e, non avendolo sentito rincasare quella notte, impugnò il battipanni, immaginandoselo, ancora abbozzolato nelle lenzuola, con il volto pallido ed emaciato nascosto a malapena da una chioma spelacchiata.

Spalancò la porta della camera da letto, gridando con voce fastidiosa: <<Genio, tu ses ancora imbriago? io non ti hai sentit tornar stanotte, tu mi farà morir, tu ses già tardi, tu devi timbrà il cartee>>, ma una scia chimica di Acqua di Jo, – profumo che Maurizio riceveva ogni Natale in omaggio, con l’acquisto di 50,00 euro in gadget per la sua Alfa 75, dai cinesi di via Cjarnescule – le bloccò il respiro, con la vista offuscata riuscì ad intravedere solo una una chioma lucida e vaporosa svolazzare leggiadra per la stanza.

<<Genio, tu ses fur! Se fas tu con quei ciavei cotonadi, tu ses diventà fenolo?>>

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MAURIZIO GENETTI IL CASTIGA FEMMINE

livIl mattino seguente, dopo la serata al Rockefeller Disco Club (I° episodio qui) Maurizio Genetti detto Genio, operaio n. 1074, reparto bulloni, addetto lucidatura viti, alla “Bulloneria Friulana Spa” di Gemona, parcheggiò la sua Alfa 75 al solito posto, timbrò il cartellino ed entrò in fabbrica baldanzoso, sfoggiando una camminata decisa, uno sguardo vivace ed un sorriso a 29 denti.

Salutò i colleghi, che lo fissavano stupefatti, vedendolo varcare la porta del reparto con un aspetto fresco e gaio, diverso da quel suo solito incedere incerto, tipico di chi ha passato la notte a fissare le tette della Gianna, bevendo bianchetti al bar Blanc di via Marzars.

<<Cialilu, cialilu, il Genio, ha ciatàt la femina, non lu hai mai viodùt così alegri>> disse il collega più anziano.

Maurizio si sfregò le mani, pregustandosi l’invidia che avrebbe scatenato raccontando di quella bella figa del Rockefeller.

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MAURIZIO GENETTI DETTO GENIO

alfa 75Maurizio Genetti detto Genio, operaio n. 1074, reparto bulloni, addetto lucidatura viti alla “Bulloneria Friulana Spa” di Gemona, come ogni giorno, al suono della campanella di fine turno, si destò in un lampo dal suo solito pisolino pomeridiano, si infilò in fretta il giubbotto di jeans Americanino con morbido pelo bianco all’interno, e salutò i colleghi: <<Mandi, voi andate dalle vostre mogli, che io vado a bere un taglio di vino a Udine centro, si viodìn>>.

<<Genio tu ses fur come un balcon, hai 50 anni presto, ciatiti una brava femina e mola al bevi>> gli rispose il collega più anziano.

<<Soi plen di feminis>> ribatté Maurizio sfregandosi le mani, con gli occhi che gli luccicavano dall’entusiasmo, per il messaggio ricevuto da Juri – suo inseparabile amico, compagno di sbronze, cinquantenne, calvo e basso – nel gruppo whatsappW il vin e W la figa F.F.F.“:

“Ci vediamo in centro a Udine, al Rockefeller disco club, un locaal de tendensa, tanti feminis universitaris plenis di voia, porta soldi, che lì il vin costa”.

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I REIETTI DEL JIN’S BAR

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Ho sempre pensato, che prima o poi, avrei dovuto scontare tutta la mia dissolutezza, finendo gli ultimi anni della mia vita come uno stronzo petulante, ipocrita penitente; invece ora, mentre intravedo il mio volto consumato, nello specchio pubblicitario della Guiness appeso dietro il bancone del Jin’s bar, vedo solo un vecchio stronzo impenitente, spietatamente egoista e molto incazzato. Incazzato? sì, perché vorrei poter sparare in fronte a quegli anonimi coglioncelli senza spina dorsale, che ora dimorano al Jin’s, seduti sugli sgabelli dove un tempo se ne stavano a sproloquiare i miei amici; reietti, irreparabilmente illogici, ma lontani da tutta questa dilagante banalità. Sì, lo so, come dice Teresa: <<parli come un vecchio cazzone avvinazzato>>, è vero, ma come posso non essere pieno di rabbia per aver perduto i vecchi bastardi del Jin’s, la loro lucida follia che rischiarava le mie più tetre bassezze, e la folgorante smania di vivere di Oscar che mi faceva implodere di emozioni.

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EXTASY, SANTI E SANTONEGHI

autobus nonni.jpg“L’associazione Anziani Cattolici Gradesi organizza l’annuale pellegrinaggio a Milano, per omaggiare la Madonnina del duomo con il Santonego della signora Marisa benedetto da don Checco. Iscrizioni al bar della parrocchia”. Citava il volantino, che finì per sbaglio sul bancone della discoteca “Demonia” di Grado.

<<Avanti, svelti, salite sul pulmino! Novantotto, novantanove>> disse don Checco contando gratificato i partecipanti e tendendo la mano per far salire sul pulmino la signora Lisetta <<Cento!>>.

Fissò con soddisfazione il foglio delle presenze e alzò gli occhi per ammirare le folte chiome colorate che spuntavano tra le solite teste canute. <<Benvenuti a tutti, è un piacere avere con noi così tanti giovani, che avremo modo di conoscere durante il viaggio. Possiamo partire!>> concluse don Checco, gioioso per la numerosa adesione di giovani, mai visti alle sue funzioni.

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PORCA PORCELLANA!

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Miriam posa dolcemente sulla tavola il vassoio con il suo pregiato servizio da caffè, sfiora con una mano la tovaglia ricamata a mano dalla madre, accarezza il suo collier di perle, liscia la gonna del suo tailleur e apre la porta di casa, spalancandola, quasi per mostrare al mondo intero uno scorcio del suo idillio. 

Con un sorriso perfetto accoglie l’amica, Giacomina, versa amorevolmente il caffè e glielo porge con grazia. <<Come stai, cara?>> chiede Giacomina alla sua ospite, muovendo distrattamente il cucchiaino nella tazzina. Miriam bofonchia qualcosa tra le labbra, non riuscendo a distogliere l’attenzione dalla mano di Giacomina, che incauta continua a mescolare il caffè.

Il caffè trabocca sul piattino.

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L’ALBA SUL REFUGIUM PECCATORUM

IMG_6338In bilico su scintillanti tacchi a spillo, raggiungo le ragazze per l’aperitivo da Angelo – un locale del centro, che frequentiamo da quando eravamo ancora, tre amiche traballanti sui tacchi a spillo – per poi cenare da Franz, un ristorante deliziosamente pittoresco, nel quale si può ammirare lo scorrere del tempo, dalle foto di famiglia appese alle pareti, in un contesto temporalmente immutato.

Sardelle impanate, Grigio di Collavini, interminabili discorsi incipriati, nostalgici pensieri a base di creme antirughe, caffè e ammazzacaffè: <<Il conto, grazie!>>

<<Ragazze, è ora di alzare i tacchi e andare a bere un gin tonic dal Demonio!>> esclamo con un sorriso beffardo, prevedendo il timore delle ragazze, per quello che non è solo un locale notturno, ma un refugium peccatorum dove accorrono impenitenti della notte, insonni tagliagole e tutti coloro che desiderano un’indulgenza a 60°.

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REMIX FAMIGLIARE

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Risucchiata in un tubino rosso, scarico dalla macchina la mia attrezzatura da Dj, imprecando contro la pioggia battente ed il mio ombrello dei Puffi che non mi copre nemmeno un polpaccio. Come uno sherpa sui tacchi a spillo, varco la soglia della sala gremita di gente, ostentando sicurezza, nonostante il rumore imbarazzante delle mie scarpe inzuppate d’acqua. Indosso le mie cuffie, sorseggio il Prosecco da un bicchiere che, come da accordi, dovrà essere sempre pieno, e inizio il mio Dj set con un po’ di rockabilly.

A dispetto del ciclone, la serata volge al meglio: il pubblico è carico, i miei piedi sono ormai asciutti e nessuno si è ancora presentato al cospetto della mia console con qualche assurda richiesta.

Ma, un altro ciclone si sta abbattendo sulla mia serata: una densa nube di fumo mi annebbia la vista e mi strozza il respiro con un sapore di Marlboro rosse e zolfo. Intravedo un piede caprino che fuoriesce dalla décolletè e una chioma vaporosa che mi sembra famigliare. Avvolta dal fumo della sua sigaretta, in bilico su tacchi a spillo zebrati, ingioiellata come una zingara, compressa in un luccicante tubino Gucci dalla scollatura spudorata, truccata dallo stesso Makeup Artist di Cleopatra: mia zia Ines.

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BARISTA E GENTILUOMO

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Il barista è la figura maschile più importante nella vita di ogni giovane donna perché – a meno che non siate seguaci dell’ordine di San Gemini o penitenti dell’ordine di San Jager Meister – sarà colui che vi terrà per mano mentre muovete i primi passi nel mondo dei long drink; crescendovi a Prosecco Brut e ammirandovi, ormai donne mature, mentre sorseggiate con grazia un Cognac.

Trovare un barista gentiluomo, ahimè, è un’impresa ardua. Spesso invece, noi donzelle ci imbattiamo in chi, con la cavalleria di Krusty il Clown, ci fa apparire delle mere avvinazzate, piene come cucuzze.

Ecco, mie care donne, devote dell’aperitivo lungo, un elenco di baristi dai quali dovreste tenervi debitamente a distanza, se avete cara la vostra reputazione.

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IL DETONATORE GASTRICO DI GIULIANA

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Lampadari di cristallo, cascate di Champagne, donne trofeo che attendono una vetrina nella quale sistemarsi e donne imbalsamate sul loro piedistallo.

Giuliana si guarda intorno mentre affila la sua cattiveria.

<<Caviale e Champagne, non mi serve altro! Ma l’avete vista quella com’è vestita?>> Giuliana ripone la sua pochette d’oro ed il bon ton, per trangugiare avidamente tartine di caviale con panna acida, tra le risatine compiacenti delle sue cortigiane.

<<Guardate quella lì, sembra un maiale!>> Giuliana alza il tono della voce e contrae i muscoli addominali per soffocare un’incombente turbolenza intestinale.

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